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La replicabilità per un franchising è un concetto decisivo. Lavorare su un modello di business facilmente replicabile è il volano che consente poi alla rete di franchising di scalare.

La replicabilità è un traguardo duro da raggiungere, ci vuole molto impegno e l’intelligenza di lavorare sui dettagli, correggere gli errori in corsa e ripartire.

Lo sa bene Marco Felici, imprenditore nel franchising, con sei punti vendita all’attivo e altri due in prossima apertura. La sua Rainbow Sushi 2.0 nasce nel 2015, con un primo punto vendita a San Marino:

«Una piccola catena di franchising nasce in modo artigianale. La sfida è di crescere poi in modo graduale, adottando modelli che consentono al business di diventare sempre più replicabile e scalabile», spiega Marco.

NB: Replicabilità è uno dei temi del libro “Let’s Franchise”: il capitolo 2 racconta le strategie per rendere un format replicabile (clicca qui per saperne di più)

Perché essere replicabili

Nella teoria sono bravi tutti, ma è nella pratica che si vede il vero imprenditore. Marco, come tanti nel mondo del franchising, è partito da zero. Ex manager bancario, lascia l’impiego per dedicarsi al suo sogno di aprire un franchising:

«Siamo partiti con i piedi ben piantati a terra e in modo graduale, “step by step”. Eravamo pochi e mi capitava di fare un po’ tutto, dalla parte del marketing, a quella amministrativa, a quella più strategica. Un approccio che ci ha permesso di fare le cose per bene, senza esporci finanziariamente ».

Se in una fase di startup, è comprensibile che non ci siano delle chiari suddivisioni di ruoli, per far crescere il progetto bisogna essere bravi a cambiare in corsa e a farlo bene:

«Non potrai sempre avere il controllo di tutto il business. Oggi abbiamo affiliati a un’ora e mezza di distanza e possiamo essere presenti per monitorare le attività, ma questo non potrai farlo se il tuo affiliato si trovasse a 500 chilometri di distanza».

Per superare l’impasse che Marco ci racconta, bisogna lavorare sulla replicabilità del modello. Solo un modello replicabile può creare degli standard che permettono al franchisor di gestire al meglio la sua rete vendita anche a distanze così importanti.

Intervenire in corsa

Per migliorare la replicabilità del proprio modello ci sono due terreni sui quali bisogna attivarsi. Il primo è quello delle materie prime:

«Nei primi contratti che abbiamo stipulato con i nostri franchisee, ci sono solo consigli su dove reperire le materie prime. Un consiglio è un vincolo, tuttavia, troppo debole, che ti espone al problema della disomogeneità della qualità della tua offerta».

Per non correre questo rischio, Marco sta lanciando un centro di approvvigionamento dove realizzare dei semilavorati da distribuire poi ai vari punti vendita, per mantenere alto e omogeneo lo standard della qualità.

L’altro terreno è quello dell’allestimento. Quando si lascia ai franchisee la possibilità, sulla base di linee guida definite, come un progetto architettonico, di avere autonomia nella scelta dei professionisti (il falegname, il vetraio ecc.), possono crearsi dei problemi:

«Anche questo passaggio è decisivo. I professionisti scelti dal franchisee spesso non garantiscono la qualità o non rispettano la tempistica di cui come franchisor hai bisogno. Per questo, abbiamo deciso di affidarci a un contractor che si occuperà di fare dei premontaggi dell’allestimento che poi saranno presentati agli affiliati».

Il nodo formazione continua e l’importanza della finanza

«Senza una macchina standardizzata, difficilmente avrai il controllo del business. Se sei costretto a controllare personalmente sempre gli altri punti vendita, stai creando un modello che è l’antitesi della scalabilità», ammonisce Marco, che spiega anche come ha deciso di lavorare su un altro argomento delicatissimo, ovvero la formazione.

Per aumentare la replicabilità e la standardizzazione, Marco ha creato una academy, con corsi in parte dal vivo, in parte online, per migliorare nel tempo la formazione del personale:

«Abbiamo, per esempio, lanciato una piattaforma dove ogni affiliato può accedere e trovare corsi di formazione relativi all’organizzazione del business, oltre a contenuti utili, grafiche, foto di qualità, che può utilizzare sui social, evitando così di postare immagini che non sono coerenti con l’immagine del brand».

Tutti questi interventi in corsa puoi realizzarli, tuttavia, a condizione che siano sostenibili per la tua rete:

«Il semaforo verde per fare il salto di qualità te lo offre sempre la finanza. Quando sai che un’attività di miglioramento del tuo business è sostenibile finanziariamente, allora sai che è il momento giusto per lanciarla».

Un consiglio, “No all’uomo tutto fare”

Anche se all’inizio forse è quasi necessario, uno degli errori che Marco non commetterebbe, se potesse tornare indietro, è di fare tutto in autonomia, senza rivolgersi, in una prima fase di lancio, al supporto di un consulente esterno:

«Con il senno di poi, sconsiglio di fare tutto da soli, perché non hai la percezione corretta dei rischi e del valore aggiunto del tuo progetto. Meglio sempre rivolgersi a un consulente esperto: correggere in corsa gli errori diventa molto difficile».

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