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Un master franchising può essere un grande acceleratore del tuo format franchising, favorendo l’espansione del business (anche all’estero). Un master franchising è in parole semplici un contratto particolare che prevede che tu, come franchisor, possa affidare a un privato come a una società, la possibilità di espandere il brand in un determinato territorio (puoi approfondire tutti i segreti di questa forma contrattuale nel capitolo 10 del libro Let’s Franchise).

Di come un master franchising può accelerare un business ci parla oggi Matteo Toto, proprietario di Flower Burger, formula nata nel 2015 che oggi può contare su 15 locali in Italia e altri punti di vendita all’estero (Londra, Amsterdam, Marsiglia e Usa) e un fatturato, nel 2020, di poco inferiore ai 4 milioni di euro. 

Un Master Franchisee per crescere in mercati complessi

Matteo ci racconta come è riuscito a entrare in un mercato complesso come quello britannico. Per riuscirci sa di non poter contare solo sulle sue forze, ma ha bisogno di affidarsi a un partner sul territorio. A un evento, conosce una società e stringe un accordo per lanciare il suo brand in UK. Matteo ci confida che il contratto che ha stretto con il Master Franchisee britannico prevede l’apertura di 15 punti vendita ogni cinque anni, con una durata di 15 anni: 

«Abbiamo scelto di gestire centralmente in Europa la materia prima, rifornendo i punti vendita europei con un nostro laboratorio, il Flower Burger a Milano. Tuttavia, per un mercato complesso, dove un punto vendita può costare anche fino a 300mila, abbiamo scelto di condividere i rischi con un partner, affidandoci proprio a un master franchisee», spiega Matteo.

I vantaggi  di un master franchisee

La storia di Matteo fa emergere bene quali sono i vantaggi nell’affidarsi a un master franchisee specie nel proprio tentativo di espansione all’estero. Un master franchisee ha una conoscenza diretta dei mercati, sa quali sono i gusti del cliente locale, può adattare il format e fare delle offerte ad hoc. Altro aspetto da non sottovalutare: il master franchisee ha un accesso più semplice al credito locale.

Altro vantaggio poi è la conoscenza che il master franchisee ha dei costi e delle qualità dei professionisti nel suo Paese di riferimento. Pensiamo per esempio, alle agenzie di marketing alle quali il franchisor deve rivolgersi se vuole creare un piano di marketing efficace: 

«La scelta di una buona agenzia è fondamentale quando si esporta il proprio format.  Devi considerare che una battuta che fa ridere il pubblico italiano, non avrebbe gli stessi effetti in UK o in Francia, dove il senso di humour è ben diverso», evidenzia Toto. Un master franchisee ti aiuta a non sprecare soldi siglando delle partnership con interlocutori sbagliati.

3 cose che ci insegna sul franchising la storia di Flower Burger

La storia di Flower Burger è di grande ispirazione, soprattutto per quelle startup nel franchising che vogliono lanciare dei format food inediti. Ecco tre lezioni da trarre:

  1.  La scrittura di una storia originale. «Il mondo vegano era visto come qualcosa di molto triste e il mio primo pensiero è stato: ‘Se voglio fare quel business, lo devo rendere più simpatico e alla portata di tutti’», spiega Matteo. Per questo, per differenziarsi da altre catene vegane,  ha voluto fin da subito puntare sui colori sia nei panini che nel locale, colorato e psichedilico con il suo stile hippie. L’obiettivo era proprio di allontanarsi dall’idea poco attraente, nella mente di tanti consumatori, del panino vegano e creare un ambiente inclusivo che unisse più persone, di background ed età diverse, accomunate dal desiderio di mangiare sano. 
  2. La coerenza di ogni aspetto, soprattutto nella filiera. In Flower Burger il team è stato bravo a lavorare proprio sul concetto di coerenza lasciando poco o nulla al caso. I panini e i piatti hanno solo ingredienti vegan (legumi, quinoa, tofu, seitan… ) e poi c’è molto spazio per i prodotti home made. Inoltre, l’impasto dei burger è realizzato utilizzando olio biologico italiano e la maggioranza dei fornitori sono italiani, eccetto alcune scelte su “primizie” che provengono dalla Spagna, come la paprika affumicata, o l’estratto di alga dalla Thailandia, che serve a conferire il colore blu ad alcuni panini. In altre parole, il team ha prestato grande attenzione alla filiera. Molti brand, infatti, che si dicono sostenibili non riescono, tuttavia, a governare la filiera, e rischiano di finire nel terreno pericoloso del greenwashing. Coerenza mantenuta anche nei dettagli, come il packaging che è quasi totalmente compostabile, mentre una parte residuale è riciclabile e plastic free.
  3. L’accelerazione con le partnership. Quella con il master franchisee britannico non è l’unica partnership che il brand ha siglato per accelerare il business. Tra le partnership che l’azienda ha saputo stringere negli ultimi mesi, quella con Hot Wheels, il celebre brand che produce giochi per bambini. L’accordo prevedeva che chiunque avesse ordinato un burger online, avrebbe avuto anche un’altra sorpresa, ovvero una macchina Hot Wheels. Sulla stessa direzione, anche la partnership con la Mattel, dalla quale è nato il burger di colore rosa, il Barbie Burger, dedicato al celebre personaggio.

Vuoi conoscere altri segreti per lanciare un format franchising? Leggi Let’s Franchise e i 69 segreti per creare ed espandere la tua rete. 

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